Edvard Munch , l’Urlo (1893)
La paura è un’emozione universale, molto “basica”, che ha lo scopo evoluzionistico di attivarci per proteggerci e difenderci dai pericoli ambientali.
Accanto alla paura fisiologica di fronte a eventi che minacciano la nostra incolumità
( un terremoto, una malattia grave, una rapina ecc…) noi esseri umani proviamo paura quando ci troviamo ad affrontare situazioni in cui percepiamo una minaccia al raggiungimento di uno scopo importante per la nostra vita: un esame scolastico, un colloquio di lavoro, un’esperienza di profondo cambiamento come inserirsi in un nuovo ambiente sociale o diventare genitore, tenere un discorso in pubblico.
Anche l’allontanamento di una persona cara, su cui possiamo contare genera in noi paura ( la cosidetta “ansia da separazione”) perché viene minacciato lo scopo di protezione e conforto (bisogni di attaccamento) presenti in tutti noi esseri umani dalla nascita alla morte, anche se con intensità che decresce via via che passiamo dall’infanzia all’età adulta.
La paura in questi casi è un’emozione adattiva perché ci spinge ad agire per affrontare le diverse sensazioni temute….
Quando però fallisce il nostro tentativo di modularla e diventa troppo intensa pervade a tal punto la nostra mente che ci blocchiamo ed evitiamo queste situazioni ed altre ancora più normali (come guidare l’auto, stare in casa da soli, andare sui mezzi pubblici, in ascensore, in aereo, sottoporci ad un prelievo di sangue o ad un esame invasivo…).
La paura intensa, disregolata e sproporzionata rispetto alla situazione-stimolo che l’ha generata si chiama ANSIA, e si manifesta spesso con sintomi somatici : palpitazioni, tremori, sudorazione, vertigini, senso di oppressione toracica…..
Spesso chi soffre d’ansia “sente” questi disturbi nel corpo ma non riesce a collegarli all’emozione di paura ed ai contesti interpersonali che l’hanno scatenata.
Quando a questi sintomi somatici si associa la terribile sensazione di stare per morire, per perdere il controllo di se stesso e per impazzire si configura il quadro dell’ATTACCO DI PANICO.
La cura dei disturbi d’ansia, proprio per la notevole componente somatica, inizia con esercizi di stabilizzazione centrati sul respiro per poi procedere con la fase di consapevolezza e ricostruzione narrativa ed infine arrivare all’ esposizione graduale, dapprima in immaginazione e successivamente in vivo, alla situazione temuta.
Contemporaneamente a questo lavoro più comportamentale, terapeuta e paziente “esplorano” le convinzioni profonde disfunzionali che sono alla base dell’ansia: un senso di sé debole, vulnerabile, incompetente e inadeguato ad affrontare la vita formatosi nell’infanzia e nell’adolescenza a partire dalle prime relazioni di attaccamento.
Emergono così scene ed episodi problematici che vengono “rivissuti” insieme in seduta ( anche attraverso la tecnica EMDR o l’approccio della Schema Therapy) perdendo così il loro potenziale patogeno .
Scopo della terapia sarà quindi l’acquisizione di un senso di sé sicuro ed autonomo, capace di mettersi in gioco e di affrontare i cambiamenti che fanno parte della vita.