Samuele Cornalba , “ BAGAI”
Einaudi edizioni, Torino 2024
“Lo spaesamento, la paura, il desiderio. Il libro dei vent’anni.”
(Walter Siti)
Un piccolo libro, romanzo autobiografico di esordio di un giovanissimo scrittore nato nel 2000.
Samuele Cornalba ci parla in modo potente e diretto di quello che conosce meglio: ciò che “passa per la testa” di un giovane della generazione Z, cresciuto da sempre nell’era digitale, che comunica attraverso i social e vive solo nel presente perché il futuro è nebuloso e fa tanta paura.
La prospettiva del racconto è però molto particolare: quella di Elia, un ragazzo che abita a Pandino, paesino di novemila abitanti della provincia di Cremona.
Elia sta vivendo il suo ultimo anno di liceo, l’anno del cosiddetto “esame di maturità” che segna per tutte le generazioni la fine di un’epoca, il passaggio dall’adolescenza all’età adulta: “non più bambino, adulto non ancora, incastrato in una quasi-età” (pag. 141).
Si porta dentro un dolore immenso, che nessuno lo ha mai aiutato ad elaborare: la morte improvvisa per incidente della madre quando aveva sette anni. Da allora è perso in un’apatia verso tutto ciò che lo circonda: niente lo appassiona, tutto gli è indifferente.
Ha un solo amico, Andrea, attivista ambientale che cerca invano di scuoterlo con le sue battaglie politiche e ideali, ed un papà, Carlo, incapace di ascoltarlo e di dare “diritto di cittadinanza” ai sentimenti.
Tra loro l’affetto si esprime soltanto attraverso l’aridità degli oggetti concreti, mai a parole né con gli sguardi o i gesti: “ci sarà sempre un regalo che li salverà dalle domande intime, dalle risposte vulnerabili.”(pag.120).
Ma ecco che a “sparigliare” le carte arriva Camilla, coetanea dell’altra classe, che ci proverà a sciogliere il ghiaccio del cuore di Elia: lei con le sue unghie smangiate e il suo sguardo contagioso “come un’infezione”, con i suoi entusiasmi e il suo infinito bisogno di affetto, riuscirà almeno per qualche mese a smuovere Elia dal suo torpore…
Ma la scuola è finita, bisognerà inventarsi un futuro lontano da lì, perché nessuno “sprecherebbe la vita” a Pandino, luogo in cui mille anni prima c’era solo una palude.
“Bagai” sono i ragazzi di Pandino, della provincia, quelli ai quali “sono stati cancellati futuro e ricordi, quelli che corrono senza direzione, che scappano da un mondo incendiato.” (pag.141)
Questo libro è per loro e per gli adulti che li hanno messi al mondo, i loro genitori, nel momento del loro ingresso nell’età adulta, ed è un libro scritto con uno stile essenziale ed evocativo allo stesso tempo, che ci prende per la sua autenticità e immediatezza.
Arriviamo alla fine tutto d’un fiato, con una partecipazione lucida e commossa allo stesso tempo.
Daniel Pennac, “ L’occhio del lupo”
Prima edizione francese del 1984
Prima edizione italiana per Salani Editore, Milano del 1993
Un piccolo libro, considerato dal suo autore una storia per ragazzi, ma in realtà molto indicato anche per gli adulti.
Descrive con toni delicati e spesso anche poetici l’incontro da due solitudini, quella di Lupo Azzurro – braccato dagli uomini nella fredda Alaska e destinato allo zoo perché il suo pelo si è troppo rovinato durante il combattimento prima della cattura – e quella di Africa, un ragazzo scampato all’incendio di una guerra tra fazioni del suo villaggio dove hanno perso la vita entrambi i suoi genitori e che viene venduto da una donna del villaggio ad un mercante di chincaglierie.
Africa riesce a sopravvivere a tutte le avversità del deserto e della savana raccontando storie, che interessano ai beduini e li attirano a comprare la merce del mercante… ma un giorno questo si stanca di lui e lo vende ad un pastore di capre che a sua volta lo abbandonerà nel momento in cui una delle sue capre sparisce….
Una serie di vicissitudini conduce Africa a lasciare la sua terra e arrivare in Europa, un altro mondo, nel quale troverà lavoro come inserviente nello stesso zoo in cui è richiuso Lupo Azzurro.
Ma mentre tutti gli animali dello zoo sono diventati amici di Africa, Lupo azzurro se ne sta solo nel suo recinto, chiuso nel suo dolore.
All’inizio il loro incontro avviene nello spazio del silenzio e del reciproco sguardo: il lupo per la disperazione dopo che gli uomini hanno catturato tutta la sua famiglia ha deciso da anni di chiudere un occhio e di guardare il mondo solo con quello, e Africa allora chiude anche lui uno dei suoi due occhi per provare ad entrare nel mondo del lupo, per provare a “guardare” e “sentire” le cose come le sente lui, dalla sua prospettiva di animale privato del branco e della libertà.
Avviene così un reciproco avvicinamento: attraverso il racconto delle loro dolorose storie, tra i due piano piano nasce la confidenza e una profonda amicizia.
Ora possono entrambi riaprire gli occhi tenuti chiusi: e naturalmente del meccanismo di questa miracolosa “guarigione” sia il medico che il veterinario- attenti da bravi uomini di scienza solo a ciò che si vede…- “non ci capiranno nulla”.
Donatella di Pietrantonio, “Borgo Sud”
Einaudi Editori , Torino 2020
Sono passati alcuni anni: Adriana e sua sorella (la voce narrante, L’Arminuta del primo romanzo..) sono cresciute.
Ora le due sorelle vivono in due mondi diversi: la prima in quello precario del Borgo sud di Pescara, fatto di marinai e pescatori impegnati sbarcare il lunario, tra debiti, imprevisti e colpi di fortuna… la seconda nel mondo accademico e intellettuale dell’Università di Grenoble, dove insegna letteratura italiana.
Due donne così distanti eppure così legate da quella che possiamo definire la “sorellanza delle viscere”: entrambe travolte da due amori intensi, travagliati ed impossibili, l’una sempre in soccorso dell’altra nei momenti più bui dell’ esistenza, per dare “salvezza”, guida e speranza.
Ma per chi, come loro due, è “figlia di nessuna madre”, la grammatica dei sentimenti appare ardua ed infinitamente densa di fatica, a volte indecifrabile, altre dolorosamente esplosiva.
La vita le dividerà e le riunirà molte volte, tra silenzi ed abbracci, incomprensioni e conflitti, per poi offrire loro la possibilità di una riconciliazione profonda attraversando ancora una volta insieme l’esperienza feconda del dolore.
Eshkol Nevo, “Vocabolario dei desideri”
Neri Pozza Editore, Vicenza 2021
Ancora un piccolo libro (sole 109 pagine…..!) molto interessante, che consiglio per l’immediatezza con cui ci fa “entrare” nell’animo di noi esseri umani, nelle profondità dei sentimenti e dei desideri più nascosti che ci caratterizzano.
Eshkol Nevo, scrittore israeliano cinquantenne nato a Gerusalemme e abitante a Tel Aviv, ha prodotto 26 piccolissimi racconti in ordine alfabetico – dalla A di Amore alla Z di Zehu che in ebraico significa “fine” – che dipingono in modo davvero coinvolgente molti aspetti dell’esperienza umana, specialmente quella delle relazioni intime di coppia e amicali.
Si tratta di una raccolta di storie scritte e pubblicate dall’autore nel 2019 in una rubrica di Vanity Fair che ha avuto molto successo.
Il sesso, l’amore, il perdono, il tradimento, le separazioni, le distanze emotive ed i riavvicinamenti… questi i principali aspetti dell’esperienza umana che dipinge in maniera tutt’altro che banale, anzi direi originale e molto toccante.
Libro assolutamente non pedagogico, e per questo direi raro e prezioso su queste tematiche – che per loro natura si prestano a diventare oggetto di “tentazioni pedagogiche” anche da parte di molti “esperti” della psiche… – e che ci potrà aiutare a comprendere, accogliere e osservare senza giudizio ciò che noi esseri umani proviamo e viviamo, nel procedere lento e inesorabile della vita.
Donatella di Pietrantonio, “L’arminuta”
Einaudi Editori, Torino 2017
Consiglio vivamente la lettura di questo piccolo libro – solo 163 pagine- vincitore del premio Campiello 2017, in cui abbandono, maternità e amore fraterno prendono corpo nella vita della protagonista, una ragazzina di 13 anni, che da un giorno all’altro perde tutto: quelli che credeva i suoi genitori, una casa confortevole ed un ambiente protettivo e caldo e si ritrova a fare i conti con la povertà e la trascuratezza della famiglia di origine di cui ignorava l’esistenza.
Una storia di dolore profondo e di resilienza: attraverso il rapporto pieno di affetto e complicità con Adriana, la sorella minore mai conosciuta e ritrovata, l’Arminuta
(ossia “la ritornata”, come la chiamano i suoi nuovi compagni di scuola) riuscirà a sopravvivere e a procedere nella vita, attraversando- per poi lasciarsi alle spalle – la sofferenza per il rifiuto della famiglia adottiva e le mille domande che rimarranno senza risposta.
Un libro per chi ha sofferto e sta soffrendo nelle relazioni significative, scritto in uno stile scarno, schietto e senza fronzoli così come scarna, schietta e senza fronzoli è la sofferenza delle ferite di attaccamento.
Un libro che, senza false semplificazioni, apre anche alla speranza di poter giungere “oltre” il dolore, attraverso la costruzione di relazioni autentiche e vicendevoli: come quella tra la protagonista e Adriana, questa sorella arrivata nella sua vita “come un fiore improbabile, cresciuto su un piccolo grumo di terra attaccato alla roccia” (pag.163).
Lo zen quotidiano
Questo non è un libro da leggere ma da contemplare, osservare, gustare, meditare…
Per ogni giorno dell’anno vengono proposti un’immagine ed un pensiero che ci aiutano a fermarci e a provare ad entrare in “sintonia” con il mondo che ci circonda.
Possiamo scegliere un piccolo momento di silenzio interiore al mattino o alla sera, per iniziare o chiudere in pace la giornata:
in questo tempo di Emergenza COVID 19, così sospeso e così difficile, ma per certi versi anche così “speciale”… è essenziale poter ritrovare un senso al nostro esistere nel mondo e coltivare dentro di noi speranza e serenità.
La riflessione si snoda attorno a dodici “parole- chiave”, una per ogni mese dell’anno…
GENNAIO – Transizione
FEBBRAIO – Gioia
MARZO – Esperienza
APRILE – Semplicità
MAGGIO – Consapevolezza
GIUGNO – Compassione
LUGLIO – Prospettiva
AGOSTO – Pazienza
SETTEMBRE – Soddisfazione
OTTOBRE – Saggezza
NOVEMBRE – Gratitudine
DICEMBRE – Serenità