Keith Haring, “Medusa” (1985)
I disturbi dissociativi sono quadri sintomatologici complessi, accomunati tutti dal doloroso sentimento di estraneità nei confronti di se stessi, della percezione del proprio corpo e dell’ambiente circostante.
I pazienti affetti da questi disturbi possono lamentare problematiche gravi ed urgenti ( del tipo confusione mentale, stati simili a ”trance” in cui non si sa come ci si trova in un luogo dopo una fuga da casa,…) così come sintomi più occulti, striscianti che spesso i pazienti stessi nascondono ai terapeuti perché non vogliono “sembrare pazzi” : voci nella testa che comandano alla persona di fare qualcosa, presenza da anni di un “amico o fratello immaginario” che a tratti prende il controllo della personalità del soggetto, sentimento di totale impotenza rispetto alla propria vita, sentimento cronico di indegnità ed inferiorità rispetto agli altri, incapacità a ricordare periodi lunghi di tempo della propria vita ( i cosidetti “vuoti di memoria”), scoperta di oggetti o scritti tra le proprie cose che non ci si ricorda di aver acquistato o prodotto….
Frequenti sono anche i sintomi di carattere neurologico ( che vanno sotto il vecchio nome di “distrurbi di conversione”) coinvolgenti il corpo e non aventi un correlato patologico apprezzabile alle normali indagini strumentali ( RMN, TAC): paralisi o paresi, mancanza di coordinazione nei movimenti, tremori o scosse alle mani o ai piedi, mancanza di sensibilità ( anestesia cutanea e anche cecità), cefalee ricorrenti molto importanti, pseudo- crisi epilettiche.
I clinici di tutti gli orientamenti concordano sull’origine post-traumatica di questi quadri, nel senso che la dissociazione con i relativi sintomi si presenta come una reazione della mente al potenziale patogeno disgregante le funzioni superiori della coscienza che posseggono i traumi precoci e ripetuti ( abuso fisico e sessuale, grave trascuratezza).
In pratica la dissociazione consisterebbe nella frammentazione della coscienza del soggetto in più parti: una che continua la sua vita quotidiana cercando di “sopravvivere” al trauma e le altre parti che “vivono nel tempo del trauma” e sono responsabili dei diversi sintomi disturbanti.
Spesso questi sintomi dissociativi compaiono in momenti della vita stressanti ( es: un incidente, un trasloco, una separazione, un lutto…) che riattualizzano le condizioni del trauma e fanno emergere le parti dissociate della personalità.
La terapia di questi disturbi è lunga e procede per tre fasi: una prima fase di stabilizzazione della sintomatologia, una seconda fase di “accesso” alle memorie traumatiche per arrivare all’integrazione delle diverse parti di sé all’interno di un nuovo e più completo senso di identità personale.